1950 - VERZOCCHI ALL'ALA NAPOLEONICA CON LA MOSTRA “ IL LAVORO”

 

In margine alla XXV biennale di Venezia

 A questo mecenate va la riconoscenza meritata della nazione perché egli si è sostituito allo Stato nella valorizzazione dell’arte.

 

Venezia agosto 1950

 

           Verzocchi è dunque il primo vero mecenate dell’arte italiana. Contemporanea. Nella passata storia delle arti, non vi è infatti memoria di mecenati che all’arte donarono con tanta generosità  e col preciso compito di elevarne le sorti nello esclusivo interesse dell’arte e quindi della dignità di un popolo.

            Lo stato, ad oggi, non ha fatto nulla di veramente positivo per l’arte e gli artisti, mentre la Francia ne ha fatto una ragione di vita economica, pervenendo all’attuale affermazione e agli attualissimi risultati nei mercati internazionali d’arte. Affermazione ( e qui sta il vero e immediato interesse ) che si è risolta a detrimento della nostra arte soprattutto commercialmente. L’esempio non ha destato per nulla i nostri governanti « del ramo arte » che hanno consentito con la loro incompetenza e assenteismo, la svalutazione a nostro danno economico, di molta arte e principalmente di tutto il nostro Ottocento.

            Questa indifferenza ha riparato un privato, un lavoratore qualsiasi, Verzocchi, estraneo a tutto questo e appunto per ciò « degno di tanta riverenza in vista ».

            Ha ora Verzocchi, affiancato da una donna di rara intelligenza che tutto quanto Verzocchi ha realizzato  Lei ha voluto, bisogno del nostro consiglio? No di certo. Ma noi sentiamo di doverglielo egualmente, suggerendogli che il gesto venga ripetuto per la scultura; arte questa che gli consentirà di affidare al tempo con maggiore serenità, facendo fondere in bronzo e eseguire in marmo, il frutto di questa sua grande opera.

            Gli artisti invitati ( scultori ) dovranno essere più rigorosamente selezionati ed essere quindi assai meno di settantadue, dovendosi limitare gli inviti agli assoluti valori, che non indico per discrezione e perché altri assai meglio di me potrà farlo, sempre che non subentri il criterio di accettazione, sia per invito che per ammissione ( vedi « Il bello e il brutto alla Biennale », Giornale dell’Isola del 28-061950 ) noto della Biennale.

            Ma gli artisti sono stati grati a Verzocchi di tutto questo? Si!!!, eseguendo alcuni delle pessime cose, tranne Afro, Caporossi, Moreni, Morlotti, Prampolini, Valenti e alcuni altri che avuto l’invito, sono riusciti, con la rapidità di un fulmine ( genio creativo ) a realizzare dei capolavori di astrattismo. Vedova poi, nonostante le montature di giornali e settimanali che vanno per la maggiore e che hanno gonfiato fino all’inverosimile il caso Sarfatti, accaduto all’Angelo, montato da quattro ingegnacci che non essendo mai stati attenzioni da alcuno, non potevano non farsi notare ad ogni costo, ha dato anche lui un capolavoro di bistrattiamo barbicapelluto, glorificato dal chiasso speculatore montato la sera della vernice.

             Ma gli artisti, tranne uno tra mille, non tralasciano occasione per far chiasso intorno a loro, specie quando autentiche nullità. Non giustificato quindi il gesto di Vedova ed altri dello stesso colore politico, ( convinto come sono che la politica da lì stesse ben lontana, almeno mille miglia, e che fosse in ogni caso fuori luogo).

            La Sarfatti uscì subito dopo la cena in compagnia di U. Moretti, L. Borlotti e me, che mi allontanai subito, e per non sentir parlare dell’accaduto, che non riscuoteva il mio interesse, e per raggiungere un gruppo di artisti siciliani, con i quali ero venuto a quella cena.

            Alla Mostra Verzocchi, quando vi giunse la Sarfatti, c’era moltissima gente, e non vero per contro, come ha scritto la testata “ Incom “, che non vi fosse alcuno.

            Non era presente il gruppetto della chiassata, presenti invece tutti gli altri, artisti, critici d’arte e nutrito pubblico, che avevano apertamente disapprovato il contegno della cellula perché generato da lercia speculazione artistica e non da altre ragioni, neppure politiche.

            Alla Napoleonica, amareggiati per l’inatteso indesiderato compenso che aveva turbata la bella e singolarissima serata in favore dell’arte, mentre sceglievo alcune foto per la stampa, udii la gentile signora Verzocchi dire al marito: « Bisognava non lasciarla parlare »…ignorando che l’iniziatore della scenata era stato unicamente il Vedova, che per agitare la sua arruffata e poco igienica, nutrita selva di capelli aveva determinato quella chiassata inconcludente e sconveniente, specie se si pensa che erano presenti dei rappresentanti stranieri. Né ritenevo che simile fango potesse costituire materia di colore e speculazione per certa stampa che ha trovato dilettevole parlare delle…mutandine di Severini, del colore della camicia e delle righe della cravatta non so di chi e di altre fastidiose insipienze. Questi signori « stampisti » della critica delle mutandine sono tra quelli espressamente invitati alla Biennale.

            La Sarfatti, ( vedete come va la critica ) forse grande in moltissime altre cose, ma non in arte, dove non ha costruito nulla, si è giustamente vendicata con un articolo apparso sul settimanale « L’Elefante » con il titolo « Schiacciati i giovani dalla vitalità dei vecchi », preceduta da « alla Biennale di Venezia nostalgia della bella e risentimento di quella sera ».

            Così vanno purtroppo le cose e la critica dell’arte, così va giudicata l’arte in Italia. Così è stato ricompensato Verzocchi da Vedova che per L. 100.000 gli ha regalato uno dei dipinti peggiori della Mostra, mentre riteniamo sia stato Verzocchi il primo ad acquistargli un dipinto fumoastrattista, poiché acquistare un oggetto astrattoconfusiopasticcista di Vedova sarebbe la peggior pazzia che persona ragionevole  potesse mai commettere; e il pazzo c’è invero stato: la Biennale di Venezia.

            Ciò però non deve far gongolare il controbiennalista Giorgio De Chirico e carovana che frana dall’opposta sponda.

            Tutta la stampa nazionale si è giustamente occupata della Mostra Verzocchi  e più dovrebbe occuparsene e tutti gli artisti d’Italia non entrati nella cernita sono concordi nel riconoscere che per questa davvero costruttiva opera Verzocchi merita lode e riconoscenza, dalla nazione artistica almeno.

             Tutti gli artisti, meno il gruppo di quelli che sono stati e rimarranno altamente onorati dall’invito a parteciparvi e confortati dalle L. 100.000 e dalle 300.000 che i sette primi riceveranno a chiusura della Mostra, cioè quelli…fronte nuovo? Partito? Comunismo? No!, gazzarra propagandistica, celebrità cercata a buon mercato, dell’Angelo.

            Bene ha scritto L. Batoli, artista e scrittore maggiore, che « ha fatto più bene Verzocchi

all’arte italiana contemporanea che tutti i grossi calibri della critica ufficiale insieme ».

            Ma Verzocchi che ha donato, riteniamo almeno venti milioni del frutto del suo sudato lavoro all’arte, dall’uomo che è, non solo ha dimenticato il gesto di irriconoscenza dell’Angelo, ma ha difeso e difende da paladino quegli…artisti???

            Con la nostra sincera riconoscenza vada a Verzocchi  la riconoscenza di tutti e degli artisti in particolare, per i risultati gravidi di frutti che l’esempio unico del lavoratore Verzocchi, di colui che ha saputo elevarsi dal mattone refrattario, alla più pura e sublime manifestazione della vita sia di esempio e incitamento allo Stato prima e a tutti coloro che, avendo i mezzi intristiscono nell’inerte miseria mentale.

 

Alfredo Entità

 

da “ Giornale dell’Isola “ Catania  18 Agosto 1950