1969 - SEBASTIANO MILLUZO - MOSTRA PERSONALE A "SICILIA ARTE"

 

 

 

 

 

 

          E' il più che ventennale sodalizio con Milluzzo che mi consente di giudicarlo obiettivamente in tutto l'arco della sua formazione, evoluzione progressiva e coerente e nel corso delle sue meritate affermazioni. Sicuro di penetrarne lo spirito in un alquanto breve giudizio critico, attraverso un serrato esame del realizzato che costituisce il suo valido impegno ed inappagato fermento creativo, il suo insoddisfatto desiderio di penetrare l'intima essenza delle cose raffigurate esemplificandole e sfrondandole di tutto il superfluo e superficiale, dirò che Milluzzo è artista giunto al traguardo senza fatica ma per natura, istintiva, spontanea dote di pittore incisore disegnatore scultore ceramista restauratore oculato e cosciente e di quant'altre attività creative abbraccia il vasto ed infinito campo delle arti visive.
          La notorietà di Milluzzo risale alle sue primissime opere, al suo primo apparire all'orizzonte dell'arte ambientale con marine paesaggi e figure, tra le quali, indimenticabile, un veristico ritratto della madre; ma le sue prime vere meritate affermazioni ( e il merito, che proviene principalmente dall'altissimo ruolo internazionale della manifestazione stessa, ) risalgono alla sua prima ammissione alla XXIV Biennale di Venezia con quella sua « Le grotte di Ulisse » e alla sua seconda partecipazione alla XXV edizione con « Baracche ad Acitrezza » sprizzanti fuoco luministico da tutta la compatta e irrompente raffigurazione di una Acitrezza al colmo della sua espressività direi fauves ed espressionista al tempo stesso.
          Da allora i riconoscimenti ed i successi di Milluzzo non si contano più, perché non c'è manifestazione d'ambito nazionale che non richieda le sue opere, che non inviti Milluzzo ad esporre e non gli riconosca qualità eccellenti di pittore e di colorista brioso, vivace, oltre che d'espressione trascendente i limiti della mera raffigurazione o rappresentazione del soggetto trattato. E riconoscimenti premi e segnalazioni, abbiam detto, non si contano più, non esclusi quelli di partecipazioni a rassegne di alto ruolo fuori d'Italia.
         E' uno slargarsi continuo d'orizzonte, un dilatarsi ininterrotto d'indagini e di realizzazioni in questo e quel filone operativo di un figurativo divenuto personale, che sviscera l'essenza delle cose in tutte le manifestazioni del segno e del colore, dell'argilla e del metallo, del legno e degli smalti e del materiale il più diverso, che Milluzzo sa introdurre abilmente, con disinvoltura, nel vasto campo della sua attività di artista completo, come già detto, che ha esteso i suoi campi di interesse, essendo divenuto cesellatore, sbalzatore e scintillante forgiatore di smalti, come nella grande Croce con episodi della Vita di Cristo creata per la chiesa di Düsseldorf.
          Ed è nella sua arroventata fantasia che si ritrovano e concordano le più disparate antinomie dello spirito e delle cose anche fisiche, nel suo incessante e febbrile indagare ed operare, che fantasia o idea e materia si ritrovano e fondano per dar luogo all'opera quale risultato di masse e volumi, di forme e colori, di luce ed atmosfere tonali le più concordi ed armoniche possibili.
         I suoi aggiornamenti culturali irraggiati nel più vasto ambito nazionale ed internazionale, l'hanno portato qualche volta, per amore d'esperienza e d'indagine, a sconfinare – sconfinamenti momentanei in chi sia consapevole di affrontare la prova del fuoco, di saggiarla senza bruciarsi le ali – secondo noi con risultati sempre validi, assistito da un pronto intuito di recupero intellettivo, da un amore e calore interiori, da sentimenti e modi d'investire dal di dentro le cose e sviscerarle nella interiorità e più intima essenza, che l'han riportato e reinserito sempre nel filone aureo nativo, in quella che è la sua vocazione, istintiva qualità di raffigurare con segni e tavolozza, con grafia e luminismo personalissimi, qualità che erompono con mordenti validi e persuasivi, con valori incontrovertibili, che ti fanno distinguere un'opera di Milluzzo anche se confusa in mezzo a mille delle più disparate tendenze, della più similare grafia ed estrosa tavolozza.
           Non v'è infatti opera di Milluzzo dove il segno non si saturi e si sostanzi di colore con una resa cromatica ed espressiva, luministica soprattutto, che valichi i limiti della semplice raffigurazione per divenire estrinsecazione del soggetto, movente psicologico, introspezione.
           Spesso la pennellata è inquieta. tesa a penetrare i sentimenti ed a rimetterli in superficie, a riportarli sotto gli occhi e la sensibilità di tutti con stimolante calore umano. Gli impasti si rimescolano ancora penetrando le fibre dell'espresso e raffigurato, con venature sanguigne in ebollizione direi, creando un insieme che non concede tempo alle acquiescenze passive, allusive, ma tutto stimolando verso una visione di moto, una dinamica che non è solo quella del soggetto raffigurato ma quella generata dal colore e vibratilità di tutto il tessuto pittorico che compone l'ordito dell'opera..
           E sta proprio in questo la forza espressiva di Milluzzo, la sua persuasiva personalità fatta di contenuti vitali, di valori intensi; questa la sua vera forte carica emotiva di piena elettrizzazione ottenuta mediante il rinsanguarsi delle paste cromatiche in stesure che sono lacerazioni dell'intimo, invisibili venature che sono la tormentata e stimolante emotività delle sue raffigurazioni, comunicanti elettrizzante emotività.
          Sicché segno e colore magistralmente ed abilmente fusi intensificano l'effetto e si trasfigurano in unità compositiva intensa, in emotività espressiva. Possiamo ben dunque affermare che la sua è una materia pittorica che diviene corpo e vita delle cose raffigurate, che concretizza e sostanzia le forme in masse e volumi prestigiosi, in palpitante vitalità intensa e pregnante del suo humus vitale, di tutta la sua operosa penetrante intelligenza creativa atta a percepire lo spirito e non la materia delle cose, l'anima e non la corporeità, la vita intensa di balenii fuggevoli e non il peso, la bellezza che la signoreggia e l'irraggia e non l'inerte corporeo che la compone e materializza.
           Ed è per questo che più ti soffermi dinnanzi ad un'opera di Milluzzo più ne senti il fascino, più la guardi e più ti senti attratto soggiogato ed avvinto dalla sua quasi demoniaca bellezza, dalla sua vitale ed eloquente presenza, da una forza creativa ch'è sola e genuinamente la sua arte.
        Concludendo è d'uopo affermare che, in tutto l'ambito etneo, devesi a Milluzzo quella rielaborazione e quel graduale distacco da vecchi e vieti schemi compositivi e quel graduale intemerato e consapevole rinnovamento, che ha grado a grado accostato al nostro artista, più che ad altri, tutte le leve che operano oggi a Catania e provincia, e che le ha decisamente orientate e sospinte dal nuovo al moderno e modernissimo, agitando le acque stagnanti, e indirizzando, attraverso la ricerca di nuove forme e nuove espressioni, verso un insospettato decisivo e convinto rinnovamento assai diffuso e sentito, col risultato oggi di una Catania all'avanguardia tra le più attive province siciliane.
        Così, allorché domani il fervore di opere e nomi si tradurrà in istoria di questo agitato momento pur tanto ricco di sfaccettature stilistiche e di linguaggi, non si potrà, se vorrà risalirsi alla sorgente del rinnovamento artistico di questo scorcio di secolo, opere alla mano, omettere il nome di Milluzzo come antesignano e rinnovatore delle generazioni di artisti che lo hanno seguito nonché del suo patrimonio figurativo tra i più cospicui e indicativi, ovunque sparso e custodito in Italia e fuori.

 

Alfredo Entità

da: Monografia su Sebastiano Milluzzo, "Sicilia Arte" collana Z, Edigraf 1969